lunedì 22 febbraio 2010

BPMN

Per approfondire il BPMN sto dedicandomi alla lettura dell'omonimo libro scritto da Stephen White e Derek Miers (la copertina qui a lato in immagine).
Una considerazione banale, ispiratami dalle prime pagine di questo manuale che parla di modellazione dei processi aziendali, riguarda le installazioni di nuovi costosi software in ambito gestionale.
Spesso in azienda si acquista un nuovo sw con la finalità di cambiare i processi lavorativi. Ma quasi mai (nella mia esperienze è stato così) si definiscono meticolosamente le nuove modalità operative prima di avviare il cambiamento.
Come passo iniziale di solito si procede alla software selection, in cui gli obbiettivi e le analisi di processo intavolati sono per forza di cose abbastanza generici. Poi individuato ed acquistato il prodotto, si provvederà ad un livello di analisi più raffinato, cercando un compromesso con i pregi ed i limiti del nuovo sw: cercando in buona sostanza di trovare la quadratura del cerchio meno dolorosa per tutti.

Ovvero, non si ragiona mai su come migliorare un processo lavorativo a prescindere dallo strumento informatico che si andrà ad adottare. Anzi è pratica estremamente frequente, dopo l'installazione di nuovi sistemi gestionali, quella di avviare una serie infinita di personalizzazioni che spesso tendono a riportare le modalità operative esattamente al punto di partenza.

In sintesi spesso si compra un nuovo programma gestionale e poi lo si forza a riprodurre il vecchio modo di lavorare. Mai si ragiona prima su come rendere più efficiente un processo lavorativo, a prescindere dal supporto informatico sottostante.

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